Il clima è uno dei fattori che impattano sull’inflazione galoppante.
Condizioni climatiche avverse come siccità prolungate, alluvioni sempre più devastanti e carestie si ripercuotono sui prezzi, in primis delle materie prime, sui mercati mondiali e sulle assicurazioni.
Dunque sull’intero mondo finanziario.
Questo è ciò che pensa Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea (BCE).
E non è difficile crederlo.
Un dettaglio da non trascurare nella gestione delle politiche economiche europee.
Anzi.
Per dirla come la Lagarde in un’intervista al settimanale Madame Figaro
“Dobbiamo tenerne conto.”
Christine Lagarde
Clima e inflazione: quale legame?
Il cambiamento climatico, il riscaldamento globale e i conseguenti effetti determinano, inevitabilmente, aumenti nei prezzi di
- generi alimentari
- assicurazioni nel mondo finanziario
Un aspetto non difficile da comprendere se si pensa, banalmente, agli ultimi accadimenti.
Un semplice esempio nostrano.
In Italia, la scorsa settimana, il maltempo che ha decimato colture di ogni tipo già messe a repentaglio dalla precedente prolungata siccità
In particolare si è abbattuto distruggendo interi oliveti e il loro raccolto. Che, oggi, è più che dimezzato
L’olio di oliva non è solo fiore all’occhiello della produzione agroalimentare, ma anche voce di export importante.
In soldoni, il risultato, che questi evidenti cambiamenti climatici produrranno, è un aumento vertiginoso dei prezzi.
L’interruzione o la riduzione della produttività dei lavoratori del settore, infatti, fa aumentare enormemente i costi di gestione e le aziende li riversano sui consumatori. Grandi e piccoli.
Naturalmente questo esempio, limitato alla nostra realtà, si trasla a tutte le filiere produttive e al mondo intero.
Il clima estremo, fatto di alternanza di siccità e inondazioni, genera problemi nel mondo economico tutto. Dall’agricoltura, l’esempio lo evidenzia, a settori come abbigliamento ed elettronica.
Per uscire dal ‘”nostrano orticello” e guardare al mondo un esempio calzante è rappresentato dal mercato asiatico.
In Cina, funestata da Covid, restrizioni e bandi, le fabbriche di chip e pannelli solari (paradossalmente) hanno recentemente chiuso per impossibilità di portare avanti le produzioni, a causa della crisi.
E’ evidente che il risultato finale della situazione climatica attuale, è un rallentamento dell’offerta e della domanda globale, conseguente all’innalzamento dei prezzi. E della ridotta capacità di acquisto.
Il denaro, dunque , smette di circolare avviando un processo di stagnazione ( recessione) dell’economia.
Sommato all’ineludibile aumento del tasso di inflazione, genera la cosiddetta stagflazione ( concomitanza di stagnazione e inflazione)
La risposta contro la crisi
Le parole della Lagarde (BCE) vanno in questo senso e, nell’intervista a Madame Figaro, hanno messo in evidenza la necessità, non più prorogabile, di portare avanti politiche di transizione ecologiche che attenuino via via gli effetti del riscaldamento globale. Ma anche e soprattutto da un punto di vista economico.
Un aspetto che la Presidente della Banca Centrale europea aveva già evidenziato alla conferenza del Davos WEF ( World Economic Forum), ponendo l’accento di come i cambiamenti del clima mondiale abbiano e avranno un fortissimo impatto sul costo della vita, in primis, sulle abitudini, stili e la vita stessa.
Insistendo in particolare su come clima e ambiante siano parte non trascurabile del processo inflattivo in corso.
Nel frattempo il tasso di inflazione in Europa ha raggiunto, complice la congiuntura avversa di fatti geopolitici e aumenti dei prezzi delle materie energetiche, l’esorbitante 8%.
La ricetta?
Includere considerazioni relative a clima e ambiente nella politica monetaria.
E uno sforzo comune da parte dei governi dei 27 paesi europei nell’accelerare la transizione ecologica.
Una cosa è certa i cambiamenti climatici sono parte del fenomeno di estrema instabilità che, ogni giorno, leggiamo sui mercati.
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