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Gas italiano una soluzione possibile?

Gas italiano

Gas nostrano si o no?

Nonostante l’abbondanza dei nostri giacimenti il problema è un pò più complicato.

Intanto, questa mattina, i prezzi continuano a scendere, violando, anche se per pochi minuti, la soglia psicologica dei 200 Euro Mwh.

Che cosa aspettarci per questo inverno tutt’altro che accogliente?

Potremo contare sul gas nostrano?

Gas italiano: i nostri giacimenti

E’ notizia di questi giorni che il Governo Italiano uscente stia accarezzando l’idea di sfruttare i nostri giacimenti gasiferi, per aumentare gli stoccaggi, abbassare il prezzo del gas ed evitare i tanto temuti razionamenti.

E anche, per implementare quei 3 miliardi di metri cubi già estratti l’anno scorso e che andrebbero a sommarsi alle importazioni da altri paesi. Permettendo all’Italia di diversificare e garantirsi la quantità necessaria.

Ma è davvero possibile?

La disponibilità italiana, secondo i dati resi noti dal Ministero della Transizione Ecologica, si attesta fra i 70 e gli 80 milioni di metri cubi.

Il calcolo comprende, naturalmente, solo le cosiddette riserve certe e probabili. Mentre sono escluse quelle possibili.

Che cosa vuol dire?

Il sistema di valutazione dei giacimenti stima la difficoltà di estrazione in un’ottica di rapporto costo benefici.

E dunque indica come

  • certe tutte quelle riserve onshore ed offshore facilmente reperibili ed estraibili
  • probabili quelle la cui estrazione è più difficoltosa e la probabilità di riuscita si attesta intorno al 50%
  • possibili, infine, tutti i giacimenti la cui fattibilità si situa in un range di probabilità inferiore al 50%. E l’estrazione si configura come estremamente complessa

Nel computo della disponibilità, vengono dunque presi in considerazione, ovviamente, solo tutti quei giacimenti in cui il rapporto costo beneficio è a favore dei secondi. Quindi risorse certe e probabili.

Detto questo.

Il totale delle riserve italiane stimate, sia su terra che a largo, è di circa 117 milioni di Sm3 ( unità di misura per individuare la quantità di gas in condizioni standard di pressione e temperatura).

A cui vanno sottratti, per le ragioni che abbiamo visto, poco meno di 27 milioni di Sm3 di riserve possibili, difficili e costose. Il dato che si raggiunge è, in conclusione, quello di circa 80 milioni di Sm3 rischi compresi.

Un aiuto tutt’altro che trascurabile al fabbisogno annuale italiano.

Allora perché non si inizia ad estrarre?

L’estrazione del gas in Italia

La faccenda è complicata.

Lasciando da parte la difficile situazione politica che stiamo attraversando e le antitetiche posizioni in materia di energia, le risorse presenti nel perimetro italiano hanno un grande limite.

La loro dislocazione e numerosità le rende poco vantaggiose.

I quantitativi stimati e riportati nel precedente paragrafo, infatti, non sono inglobati in un unico giacimento, ma sparpagliati in tanti piccoli giacimenti dislocati lungo tutto la penisola.

Ciò rende l’estrazione non difficoltosa tecnicamente ma estremamente costosa.

Il processo estrattivo per essere vantaggioso deve garantire un certo quantitativo di materia prima , in questo caso, gas, per essere economicamente conveniente.

Detto in parole povere, per poter estrarre è necessario che la quantità di gas estratto sia tale da controbilanciare i costi affrontati.

Questo è il motivo per cui, nonostante una certa abbondanza, alcuni pozzi non sono mai stati aperti e altri, sfruttati in passato, sono stai chiusi.

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In tutto questo una buona notizia c’è.

Il prezzo gas continua a scendere e la quotazione gas alla Borsa di Amsterdam, questa mattina è scesa, seppur per poco tempo, sotto quota 200 euro. In attesa del price cap UE.

Le Borse sono positive e quella europea apre, oggi, con il segno +.

Intanto i paesi euro attendono i dati della BCE ( Banca Centrale Europea) previsti per la giornata odierna.

Per approfondire: Cos’è l’inflazione e perchè i prezzi aumentano?

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